febbraio 2020 Booklet Ad Agio. Report finale sull'attività degli sve
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Luglio 2019: articolo di simon
Il SVE è un programma interessante su diversi aspetti. Attraverso questo articolo cercherò di sviluppare un concetto fondamentale nell’educazione come nelle nostre vite: prendere il tempo.
Proverò a spiegare la sua importanza attraverso la mia esperienza di 10 mesi nella cooperativa Contatto CEMEA Veneto a Padova.
Prendere il tempo nei primi mesi per imparare una lingua attraverso corsi d'italiano facilitando la nostra integrazione e la comprensione di una nuova cultura, una nuova città, una nuova vita.
Prendere il tempo per visualizzare e capire la diversità delle offerte e dell’impegno CEMEA nella città di Padova attraverso quattro progetti :
Una ludoteca a Cadoneghe che accoglie bambini da uno a tre anni, le mattine e anche laboratori il mercoledì pomeriggio.
Una casa di quartiere per l'estate in Stanga che propone attività culturali e diversi giochi, il mercoledì e le domenica.
Una comunità per mamme e bambini : « Casa Incontra » con una pluralità di realtà e di problematiche sociali importanti.
Prendere il tempo per formarsi per capire e imparare il metodo di educazione attiva promosso dalla CEMEA. Questa ci permette di sviluppare una tecnica e un’ attitudine basata sull’osservazione, il sostegno all’ autonomia e la ricerca di una non gerarchica tra il pubblico e gli educatori per aumentare una libertà di proposta e di iniziativa dalle due parti.
Questa formazione permette una migliore analisi delle situazione quotidiane di lavoro.
Prendere il tempo per passare dal vedere, al guardare, all'osservare. L'obiettivo è di capire meglio le diverse problematiche per proporre degli interventi più adatti possibile.
Questi mesi mi hanno permesso di confrontarmi e di conoscere meglio una pluralità di pubblico con età e caratteristiche diverse : bebè di qualche mese, bambini giovani, pre-adolescenti, ragazzi, persone in situazioni di disabilità, fino alle relazioni con adulti/genitori.
Questi contesti diversi mi hanno permesso di sviluppare e completare le mie competenze di educatore attraverso nuove esperienze confrontandomi con realtà sconosciute.
Prendere il tempo per riflettere sulla vita durante quasi un anno per cambiare o confermare prospettive di vita e progetti di lavoro, confrontandoci con un nuovo ambiante sociale e lavorativo.
Prendere il tempo per chiedere informazioni, suggerire, creare, sperimentare in collaborazione con chi è più professionale per migliorare le iniziative e proporre attività appropriate.
Per concludere direi che lo SVE permette di aprire una parentesi sulle nostre abitudini, di confrontarsi ad una nuova realtà, ad un nuovo tipo di vita, di aprire nuovi orizzonti.
Prendere il tempo per impegnarsi in una nuova città, un nuovo contesto e scoprire i diversi aspetti sociali, politici, culturali, umani di questa città.
Imparare a conoscere se stessi e gli altri, dare e ricevere attraverso incontri, una formazione, un viaggio, per costruirsi fuori casa.
Simon
Proverò a spiegare la sua importanza attraverso la mia esperienza di 10 mesi nella cooperativa Contatto CEMEA Veneto a Padova.
Prendere il tempo nei primi mesi per imparare una lingua attraverso corsi d'italiano facilitando la nostra integrazione e la comprensione di una nuova cultura, una nuova città, una nuova vita.
Prendere il tempo per visualizzare e capire la diversità delle offerte e dell’impegno CEMEA nella città di Padova attraverso quattro progetti :
Una ludoteca a Cadoneghe che accoglie bambini da uno a tre anni, le mattine e anche laboratori il mercoledì pomeriggio.
Una casa di quartiere per l'estate in Stanga che propone attività culturali e diversi giochi, il mercoledì e le domenica.
Una comunità per mamme e bambini : « Casa Incontra » con una pluralità di realtà e di problematiche sociali importanti.
Prendere il tempo per formarsi per capire e imparare il metodo di educazione attiva promosso dalla CEMEA. Questa ci permette di sviluppare una tecnica e un’ attitudine basata sull’osservazione, il sostegno all’ autonomia e la ricerca di una non gerarchica tra il pubblico e gli educatori per aumentare una libertà di proposta e di iniziativa dalle due parti.
Questa formazione permette una migliore analisi delle situazione quotidiane di lavoro.
Prendere il tempo per passare dal vedere, al guardare, all'osservare. L'obiettivo è di capire meglio le diverse problematiche per proporre degli interventi più adatti possibile.
Questi mesi mi hanno permesso di confrontarmi e di conoscere meglio una pluralità di pubblico con età e caratteristiche diverse : bebè di qualche mese, bambini giovani, pre-adolescenti, ragazzi, persone in situazioni di disabilità, fino alle relazioni con adulti/genitori.
Questi contesti diversi mi hanno permesso di sviluppare e completare le mie competenze di educatore attraverso nuove esperienze confrontandomi con realtà sconosciute.
Prendere il tempo per riflettere sulla vita durante quasi un anno per cambiare o confermare prospettive di vita e progetti di lavoro, confrontandoci con un nuovo ambiante sociale e lavorativo.
Prendere il tempo per chiedere informazioni, suggerire, creare, sperimentare in collaborazione con chi è più professionale per migliorare le iniziative e proporre attività appropriate.
Per concludere direi che lo SVE permette di aprire una parentesi sulle nostre abitudini, di confrontarsi ad una nuova realtà, ad un nuovo tipo di vita, di aprire nuovi orizzonti.
Prendere il tempo per impegnarsi in una nuova città, un nuovo contesto e scoprire i diversi aspetti sociali, politici, culturali, umani di questa città.
Imparare a conoscere se stessi e gli altri, dare e ricevere attraverso incontri, una formazione, un viaggio, per costruirsi fuori casa.
Simon
Giugno 2019: scritto di chiusura di Laure
Testimonianza sulla mia esperienza SVE a Casa Incontra dicembre 2018 – giugno 2019
Prima dell’esperienza di volontariato presso la Casa Famiglia In-con-tra, non avevo mai avuto l’opportunità di lavorare in comunità. Ho fatto la scelta di lavorare con bambini, perché è un tema che mi intimidiva tanto quanto mi intrigava.
A Casa Incontra era presente un bambino disabile, Daniel, e mi sono sentita attirata da lui fin dall'inizio, col desiderio di capire come vedeva e sperimentava il mondo nella sua individualità, attraverso i suoi sensi.
Lavorando secondo i principi di educazione attiva (Contatto-Cemea), ho dedicato un primo periodo all'osservazione, affinché io capissi le regole interne dell’altro, e di conseguenza potessi adattarmi al bambino di fronte a me. Chiara, un'educatrice di Casa Incontra, voleva sviluppare un progetto di comunicazione mediante Lingua dei Segni Italiana (LIS) con Daniel, un bambino dell’età di sette anni non udente, che non aveva sviluppato l’uso del linguaggio. Avendo lavorato nel ambiente della sordità prima di arrivare in Italia, ero molto interessata al progetto e mi sono impegnata ad imparare i segni basici della lingua. Come interprete della LIS, Chiara dava due lezioni a Daniel alla settimana, usando immagini per i segni e cartoni tradotti in LIS, e nel frattempo ho garantito una continuità progettuale nell'ambito quotidiano della comunità.
Sviluppare l’uso del linguaggio è una cosa trasversale, che non può essere considerata da sola, quindi si trattava per quanto possibile di integrare l’uso della LIS nella quotidianità di Daniel: al momento del pasto, del pisolino, della passeggiata, della fisioterapia. Il progetto ha incontrato varie limitazioni: non ero in turno ogni giorno a Casa Incontra, e gli altri educatori, nonostante un interessamento innegabile per la LIS all'inizio, non hanno sviluppato l’uso della lingua con Daniel, per mancanza di conoscenze o di tempo. Eppure, passare tanto tempo con Daniel mi ha permesso di conoscerlo di modo intimo e di sviluppare una complicità con lui: l’uso della LIS, sebbene così basico, permette di sviluppare altri modi di comunicazione, e di resistere alla tendenza di toccare sempre il bambino disabile perché non ci sono altri mezzi per mettersi in relazione con lui.
Dopo sei mesi di corsi di LIS, Daniel ha cominciato ad usare il segno “buono” (l’indice puntato contra la guancia, di solito usato per giudicare il cibo) in varie situazione per esprimere la contentezza.
Ho imparato tanto osservando Daniel in relazione con i professionisti che lo circondavano: ci voleva sempre capacità di adattamento da parte dell'adulto; non si trattava di arrivare con un modello fisso che funziona con altri bambini o che ha funzionato la volta scorsa, ma di cercare un rinnovamento costante fino a trovare che cosa funziona con lui. Si trattava proprio di sviluppare sia empatia, sia la capacità di “mettersi nei suoi panni”: capire come Daniel esprimeva la rabbia, la gioia, mentre lui non usava un linguaggio verbale. In fisioterapia, si trattava di capire quali movimenti fossero difficili per lui e di misurare lo sforzo, e di congratularmi con lui per i progressi compiuti. Col tempo ho capito quale fossero le cose che gli piacevano: vedersi nello specchio, seguire la sua ombra, giocare a nascondersi.
Lavorare con un bambino disabile comporta anche un lavoro su se stessi per quanto riguarda i riflessi che possiamo avere con i bambini. Ho provato a lasciare Daniel che imparasse dalle sue esperienze dirette, “da solo”, sebbene fosse difficile perché faceva cadere delle cose (giochi, acqua, forchetta, etc), impiegava trenta minuti per mangiare la metà di una mela, e se non riusciva si arrabbiava. Ho potuto assistere ai suoi progressi nella vita quotidiana, e mi sono sentita grata di vedere quanto lui si fidasse
di me, quanto forte sia diventata la nostra relazione. Ho appreso un sentimento d’umiltà e si è creato un reciproco attaccamento che rimarrà sempre nel mio cuore.
Padova, 23 giugno 2019
Laure Trichet
Prima dell’esperienza di volontariato presso la Casa Famiglia In-con-tra, non avevo mai avuto l’opportunità di lavorare in comunità. Ho fatto la scelta di lavorare con bambini, perché è un tema che mi intimidiva tanto quanto mi intrigava.
A Casa Incontra era presente un bambino disabile, Daniel, e mi sono sentita attirata da lui fin dall'inizio, col desiderio di capire come vedeva e sperimentava il mondo nella sua individualità, attraverso i suoi sensi.
Lavorando secondo i principi di educazione attiva (Contatto-Cemea), ho dedicato un primo periodo all'osservazione, affinché io capissi le regole interne dell’altro, e di conseguenza potessi adattarmi al bambino di fronte a me. Chiara, un'educatrice di Casa Incontra, voleva sviluppare un progetto di comunicazione mediante Lingua dei Segni Italiana (LIS) con Daniel, un bambino dell’età di sette anni non udente, che non aveva sviluppato l’uso del linguaggio. Avendo lavorato nel ambiente della sordità prima di arrivare in Italia, ero molto interessata al progetto e mi sono impegnata ad imparare i segni basici della lingua. Come interprete della LIS, Chiara dava due lezioni a Daniel alla settimana, usando immagini per i segni e cartoni tradotti in LIS, e nel frattempo ho garantito una continuità progettuale nell'ambito quotidiano della comunità.
Sviluppare l’uso del linguaggio è una cosa trasversale, che non può essere considerata da sola, quindi si trattava per quanto possibile di integrare l’uso della LIS nella quotidianità di Daniel: al momento del pasto, del pisolino, della passeggiata, della fisioterapia. Il progetto ha incontrato varie limitazioni: non ero in turno ogni giorno a Casa Incontra, e gli altri educatori, nonostante un interessamento innegabile per la LIS all'inizio, non hanno sviluppato l’uso della lingua con Daniel, per mancanza di conoscenze o di tempo. Eppure, passare tanto tempo con Daniel mi ha permesso di conoscerlo di modo intimo e di sviluppare una complicità con lui: l’uso della LIS, sebbene così basico, permette di sviluppare altri modi di comunicazione, e di resistere alla tendenza di toccare sempre il bambino disabile perché non ci sono altri mezzi per mettersi in relazione con lui.
Dopo sei mesi di corsi di LIS, Daniel ha cominciato ad usare il segno “buono” (l’indice puntato contra la guancia, di solito usato per giudicare il cibo) in varie situazione per esprimere la contentezza.
Ho imparato tanto osservando Daniel in relazione con i professionisti che lo circondavano: ci voleva sempre capacità di adattamento da parte dell'adulto; non si trattava di arrivare con un modello fisso che funziona con altri bambini o che ha funzionato la volta scorsa, ma di cercare un rinnovamento costante fino a trovare che cosa funziona con lui. Si trattava proprio di sviluppare sia empatia, sia la capacità di “mettersi nei suoi panni”: capire come Daniel esprimeva la rabbia, la gioia, mentre lui non usava un linguaggio verbale. In fisioterapia, si trattava di capire quali movimenti fossero difficili per lui e di misurare lo sforzo, e di congratularmi con lui per i progressi compiuti. Col tempo ho capito quale fossero le cose che gli piacevano: vedersi nello specchio, seguire la sua ombra, giocare a nascondersi.
Lavorare con un bambino disabile comporta anche un lavoro su se stessi per quanto riguarda i riflessi che possiamo avere con i bambini. Ho provato a lasciare Daniel che imparasse dalle sue esperienze dirette, “da solo”, sebbene fosse difficile perché faceva cadere delle cose (giochi, acqua, forchetta, etc), impiegava trenta minuti per mangiare la metà di una mela, e se non riusciva si arrabbiava. Ho potuto assistere ai suoi progressi nella vita quotidiana, e mi sono sentita grata di vedere quanto lui si fidasse
di me, quanto forte sia diventata la nostra relazione. Ho appreso un sentimento d’umiltà e si è creato un reciproco attaccamento che rimarrà sempre nel mio cuore.
Padova, 23 giugno 2019
Laure Trichet
maggio 2019 laboratorio a scuola con simon: I limenesi alla maniera di baj
Aprile 2019 Laboratorio a scuola con laure: mandala
Marzo 2019 laboratorio a scuola con Patricia: tessitura
febbraio 2019: laboratorio a scuola con alexandra: land art in classe
febbraio 2018: formazione a casa incontra
Nuovi arrivi: Alexandra, Laure, patricia, simon
nuovi arrivi: mireille e Noemie (francia), marta (spagna), tiago (portogallo)
prime formazioni.
gen/sett 2017 Mélanie Boulanger da Orleans in francia
Presentazione
Mi chiamo Mélanie. Sono francese. In Francia, lavoravo con gli anziani. Insieme, facevamo attività. A Padova, faccio lo SVE (Servizio Volontario Europeo) con il Cemea Veneto. Lo SVE è una bella opportunità per lavorare con un’associazione all'estero.
La cosa che mi è piaciuta di più nel progetto dei Cemea Veneto è stata la parte rispetto a Casa Incontra. Lo SVE rappresenta per me l’occasione di esercitare il mio lavoro con un altro pubblico e vivere all’estero.
Mi piace molto scoprire altre culture. Non conoscevo molto l’Italia quindi è un sincero piacere per me di condividere con questo paese
9 mesi della mia vita.
Attività a casa Incontra
Alla comunità, vado 2 mattine per settimana a giocare un’ora circa con Zola e Veronica. Loro hanno 3 e 2 anni. Una parte del mio lavoro è di avere con loro un tempo protetto per giocare. Di solito, loro non hanno un posto specifico o un tempo specifico per giocare. La maggior parte del tempo, giocano con tutti ma anche quando giocano da sole, sono interrotte dagli altri. Quando giochiamo noi tre assieme, scopriamo cose semplici : bottiglie di plastica, tappi di colori diversi, piccoli rami… A quest’età, puoi giocare con tutto!
Mi piace questo momento con loro perché la nostra relazione al di fuori di questo momento cambia pian piano e perché loro sono più gentili anche quando stanno giocando. Impariamo a non rubare le cose, a dire grazie, a chiedere per prendere qualcosa… è un tempo costruttivo che anche loro amano… mi sembra!
Corso di lingua
Da quasi l’inizio che sono arrivata, ho avuto la fortuna di avere delle lezione per imparare l’italiano.
Vado 3 volte alla settimana alla scuola Diego Valeri, una scuola per gli adulti.
La mia maestra si chiama Daniela, è italiana e molto simpatica. Siamo circa 10-20 alluni, dipende da chi viene perché alcuni lavorano. La maggior parte degli alunni vengono dall’Africa e non hanno documenti. Tanti sono venuti con un nave in condizioni difficili. Mi sento molto fortunata perché il mio percorso è molto diverso ma soprattuto molto privilegiato. Ho studiato fino l’università ed è più facile per me d’imparare una lingua perché sono abituata ad imparare. All’inverso, ci sono dei ragazzi che hanno lasciato la scuola quando erano molto giovani per lavorare. Sono felice di aver incontrato tutti. Mi aiuta a capire queste cose del mondo e non vederele da lontano.
Grazie a queste lezione, la mia vita sociale si è un po’ sviluppata. Anche, ho fatto tanti progressi in italiano! Ho imparato tanto vocabolario e i tempi dei verbi e alla fine, ho avuto la possibilità di passare l’esame B1! Quando penso che quando sono arrivata, non parlavo italiano, mi sento fiera di me stessa… ma lo so che lo devo sopratutto a queste lezioni e al mio amico Mariano che ha avuto la pazienza di farmi parlare tanto, anche se era terribile all'inizio !
Ho solo una paura… che durante l’estate non ci saranno più lezioni e che non avrò più questa bella opportunità! Ma la mia vita, e anche lo SVE, mi hanno insegnato che devo agire anche io per andare davanti (altrimenti, non avrei fatto questo SVE!). Farò tutto ciò che potrò per continuare ad imparare questa belle lingua che è l’italiano perché quando tornerò in Francia, non sarà più tanto comodo.
Seminari SVE
Quando fai uno SVE, hai 2 seminari organizzati per l’agenzia nazionale. Sono 2 tempi che ti aiutano a pensare e riflettere sulla tua esperienza. Il secondo (e ultimo) seminario si svolge alla metà del tuo percorso.
Una cosa simpatica è che ritrovi altri volontari del primo seminario che fai all'inizio. Questa cosa mi è piaciuto molto e mi sono sentita fortunata perché ho ritrovato ragazzi con cui avevo avuto un buon rapporto!
Durante questo seminario, abbiamo parlato della nostra esperienza, cioè la valutazione del nostro SVE, le sfide che abbiamo superato, i cambiamenti che avremmo fatto, come riempire il bilancio delle nostre competenze che si chiama lo youthpass, etc.
Lo staff era molto professionale. Ogni soggetto era introdotto con un’attività interessante, un gioco d’equipe, di fiducia, etc. Ho rimpianto solo che non c’era lo spazio previsto per condividere le nostre difficoltà. Per fortuna, siccome avevo una difficoltà di cui volevo parlare, ne ho parlato con un ragazzo durante un’attività che si faceva in 2. Era molto interessante e utile perché per caso, questa persona aveva la stessa difficoltà!
Questo seminario mi è sembrato troppo corto perché era utile e divertente!
Un viaggio
Questa estate sono andata a Napoli e Pompei. Non conoscevo Napoli ma siccome ho un amico napoletano che mi ha detto che era una città bellissima e che era tanto vicino a Pompei, ho deciso di andare un paio di giorni e poi di andare a Pompei.
Napoli mi ha colpita per il suo caldo! Per caso, siamo andati quando il meteo era il più caldo. La temperatura si sentiva come fosse 55 gradi!! Fortunatamente, abbiamo fatto diverse visite sotto terra tra quelle il cimitero delle Fontanelle che mi è piaciuto molto. Hanno sistemato tanti tanti crani in un posto. Era incredibile! Abbiamo visitato anche tante chiese perché le chiese italiane sono sempre meravigliose, tra quelle il monastero di Santa Chiara. Il mio momento preferito è stato quando abbiamo preso un bicchiere vicino a Castel Sant’Elmo con una vista panoramica della città e sul Vesuvio. Era davvero bellissimo!
Poi, abbiamo passato l’ultimo giorno a Pompei. Anche questa visita era molto speciale. Grazie alla storia che tutti conoscono, c’è un’atmosfera molto particolare qui. Quando vedi i corpi calcificati e le rovine di tutta una città che si capisce ancora bene, fa sentire un sentimento molto particolare.
Sono molto contenta di essere andata al sud perché conoscevo molto di più il nord dell’Italia. E' stata una bella scoperta !
Mi chiamo Mélanie. Sono francese. In Francia, lavoravo con gli anziani. Insieme, facevamo attività. A Padova, faccio lo SVE (Servizio Volontario Europeo) con il Cemea Veneto. Lo SVE è una bella opportunità per lavorare con un’associazione all'estero.
La cosa che mi è piaciuta di più nel progetto dei Cemea Veneto è stata la parte rispetto a Casa Incontra. Lo SVE rappresenta per me l’occasione di esercitare il mio lavoro con un altro pubblico e vivere all’estero.
Mi piace molto scoprire altre culture. Non conoscevo molto l’Italia quindi è un sincero piacere per me di condividere con questo paese
9 mesi della mia vita.
Attività a casa Incontra
Alla comunità, vado 2 mattine per settimana a giocare un’ora circa con Zola e Veronica. Loro hanno 3 e 2 anni. Una parte del mio lavoro è di avere con loro un tempo protetto per giocare. Di solito, loro non hanno un posto specifico o un tempo specifico per giocare. La maggior parte del tempo, giocano con tutti ma anche quando giocano da sole, sono interrotte dagli altri. Quando giochiamo noi tre assieme, scopriamo cose semplici : bottiglie di plastica, tappi di colori diversi, piccoli rami… A quest’età, puoi giocare con tutto!
Mi piace questo momento con loro perché la nostra relazione al di fuori di questo momento cambia pian piano e perché loro sono più gentili anche quando stanno giocando. Impariamo a non rubare le cose, a dire grazie, a chiedere per prendere qualcosa… è un tempo costruttivo che anche loro amano… mi sembra!
Corso di lingua
Da quasi l’inizio che sono arrivata, ho avuto la fortuna di avere delle lezione per imparare l’italiano.
Vado 3 volte alla settimana alla scuola Diego Valeri, una scuola per gli adulti.
La mia maestra si chiama Daniela, è italiana e molto simpatica. Siamo circa 10-20 alluni, dipende da chi viene perché alcuni lavorano. La maggior parte degli alunni vengono dall’Africa e non hanno documenti. Tanti sono venuti con un nave in condizioni difficili. Mi sento molto fortunata perché il mio percorso è molto diverso ma soprattuto molto privilegiato. Ho studiato fino l’università ed è più facile per me d’imparare una lingua perché sono abituata ad imparare. All’inverso, ci sono dei ragazzi che hanno lasciato la scuola quando erano molto giovani per lavorare. Sono felice di aver incontrato tutti. Mi aiuta a capire queste cose del mondo e non vederele da lontano.
Grazie a queste lezione, la mia vita sociale si è un po’ sviluppata. Anche, ho fatto tanti progressi in italiano! Ho imparato tanto vocabolario e i tempi dei verbi e alla fine, ho avuto la possibilità di passare l’esame B1! Quando penso che quando sono arrivata, non parlavo italiano, mi sento fiera di me stessa… ma lo so che lo devo sopratutto a queste lezioni e al mio amico Mariano che ha avuto la pazienza di farmi parlare tanto, anche se era terribile all'inizio !
Ho solo una paura… che durante l’estate non ci saranno più lezioni e che non avrò più questa bella opportunità! Ma la mia vita, e anche lo SVE, mi hanno insegnato che devo agire anche io per andare davanti (altrimenti, non avrei fatto questo SVE!). Farò tutto ciò che potrò per continuare ad imparare questa belle lingua che è l’italiano perché quando tornerò in Francia, non sarà più tanto comodo.
Seminari SVE
Quando fai uno SVE, hai 2 seminari organizzati per l’agenzia nazionale. Sono 2 tempi che ti aiutano a pensare e riflettere sulla tua esperienza. Il secondo (e ultimo) seminario si svolge alla metà del tuo percorso.
Una cosa simpatica è che ritrovi altri volontari del primo seminario che fai all'inizio. Questa cosa mi è piaciuto molto e mi sono sentita fortunata perché ho ritrovato ragazzi con cui avevo avuto un buon rapporto!
Durante questo seminario, abbiamo parlato della nostra esperienza, cioè la valutazione del nostro SVE, le sfide che abbiamo superato, i cambiamenti che avremmo fatto, come riempire il bilancio delle nostre competenze che si chiama lo youthpass, etc.
Lo staff era molto professionale. Ogni soggetto era introdotto con un’attività interessante, un gioco d’equipe, di fiducia, etc. Ho rimpianto solo che non c’era lo spazio previsto per condividere le nostre difficoltà. Per fortuna, siccome avevo una difficoltà di cui volevo parlare, ne ho parlato con un ragazzo durante un’attività che si faceva in 2. Era molto interessante e utile perché per caso, questa persona aveva la stessa difficoltà!
Questo seminario mi è sembrato troppo corto perché era utile e divertente!
Un viaggio
Questa estate sono andata a Napoli e Pompei. Non conoscevo Napoli ma siccome ho un amico napoletano che mi ha detto che era una città bellissima e che era tanto vicino a Pompei, ho deciso di andare un paio di giorni e poi di andare a Pompei.
Napoli mi ha colpita per il suo caldo! Per caso, siamo andati quando il meteo era il più caldo. La temperatura si sentiva come fosse 55 gradi!! Fortunatamente, abbiamo fatto diverse visite sotto terra tra quelle il cimitero delle Fontanelle che mi è piaciuto molto. Hanno sistemato tanti tanti crani in un posto. Era incredibile! Abbiamo visitato anche tante chiese perché le chiese italiane sono sempre meravigliose, tra quelle il monastero di Santa Chiara. Il mio momento preferito è stato quando abbiamo preso un bicchiere vicino a Castel Sant’Elmo con una vista panoramica della città e sul Vesuvio. Era davvero bellissimo!
Poi, abbiamo passato l’ultimo giorno a Pompei. Anche questa visita era molto speciale. Grazie alla storia che tutti conoscono, c’è un’atmosfera molto particolare qui. Quando vedi i corpi calcificati e le rovine di tutta una città che si capisce ancora bene, fa sentire un sentimento molto particolare.
Sono molto contenta di essere andata al sud perché conoscevo molto di più il nord dell’Italia. E' stata una bella scoperta !
nov 2016/lug 2017 Camille Thomas da Poitiers in Francia
Ma chi è quella francese arrivata da poco nella cooperativa ConTatto CEMEA Veneto ? (Dicembre 2016)
Ciao a tutti, sono Camille : "Camilla", "Camile" o [KamiY] per i più bravi ! Vi scrivo questo piccolo testo per spiegarvi chi sono, e come sono arrivata qui, nella cooperativa.
Sono una ragazza francese che ha appena finito di studiare in diverse formazioni legate all'educazione. Ho anche lavorato in varie strutture sociali e educative con diversi pubblici : detenuti, anziani, giovani, alunni, abitanti di quartieri sensibili ...
Ho deciso di approfittare quest'anno di dopo studio per scoprire altri modi di vivere, pensare, fare. Questo progetto di scoperta e d'impegno attraverso il Servizio Volontario Europeo nella cooperativa sembrava corrispondere perfettamente alla mia voglia d'apertura attraverso la scoperta di un'altra cultura, l'impegno nel mondo dell'educazione e soprattutto la condivisione di valori. L'educazione è certamente il mondo nel quale vorrei impegnarmi per molto tempo perché mi permette di trasmettere valore tale che il rispetto e la solidarietà ed è questo che mi rende cosi viva.
Attraverso questo scambio di nove mesi spero di potere scoprire il vostro modo di lavorare, impegnarmi nel vostro progetto ma anche condividere le mie esperienze e portarvi un punto di vista esterno.
A presto
Ciao a tutti, sono Camille : "Camilla", "Camile" o [KamiY] per i più bravi ! Vi scrivo questo piccolo testo per spiegarvi chi sono, e come sono arrivata qui, nella cooperativa.
Sono una ragazza francese che ha appena finito di studiare in diverse formazioni legate all'educazione. Ho anche lavorato in varie strutture sociali e educative con diversi pubblici : detenuti, anziani, giovani, alunni, abitanti di quartieri sensibili ...
Ho deciso di approfittare quest'anno di dopo studio per scoprire altri modi di vivere, pensare, fare. Questo progetto di scoperta e d'impegno attraverso il Servizio Volontario Europeo nella cooperativa sembrava corrispondere perfettamente alla mia voglia d'apertura attraverso la scoperta di un'altra cultura, l'impegno nel mondo dell'educazione e soprattutto la condivisione di valori. L'educazione è certamente il mondo nel quale vorrei impegnarmi per molto tempo perché mi permette di trasmettere valore tale che il rispetto e la solidarietà ed è questo che mi rende cosi viva.
Attraverso questo scambio di nove mesi spero di potere scoprire il vostro modo di lavorare, impegnarmi nel vostro progetto ma anche condividere le mie esperienze e portarvi un punto di vista esterno.
A presto
Oscura chiarezza
« Passegiata sulla neve con la luna piena » il nome di questa serata sembrava già promettente . Ritroviamo gli amici della cooperativa CEMEA Veneto ai quali si aggiungono altri amici.
Le macchine salgono le montagne e si fermano per permettere al gruppo di ritrovarci.
La passeggiata comincia allora con un riscaldamento di quasi due chilometri, tempo necessario per rendersi conto che eravamo sul cammino sbagliato. (Quelli che non fanno niente non sbagliano mai!). Finalmente, ritroviamo il cammino nevoso che ci permette di iniziare la salita. Comincia allora un gioco di ombre tra luna e nuvole, il paesaggio è vago con sfumature di grigio. Il bianco della neve ci permette di distinguere il confine tra il cielo e le montagne. Dopo un po', gli occhi si adattano a vedere senza luce. Però, ogni tanto, incontriamo gruppi di persone scintillanti di piccole luci.
L'aria è fresca ma con lo sforzo della salita stiamo bene. Nonostante quel bellissimo scenario misterioso non vediamo l'ora di arrivare al rifugio. Una volta arrivati in cima, scopriamo tutta un'altra dinamica ed energia. C'è gente da per tutto che ristora (gli « habitués » dirano che c'è poca gente rispetto a un giorno di luna piena.). Famiglie o amici tutti sembrano felici.
Prendiamo un panino con salsiccia, cavolo, un pezzo di strudel e un bombardino. Il bombardino nasconde bene il suo gioco : sembra un caffè giallo alla vaniglia con la dolcezza della panna sopra. Ma non facciamoci illusioni, è sufficiente mettere il cucchiaio al fondo della tazza per capire il nome.
Finalmente, lasciamo questo luogo di pace e di luce per iniziare la discesa. Quel tempo di pausa ha permesso alla luna di trovare tutta la sua magnificenza facendo sparire tutte le nuvole. L'atmosfera è allora diversa e ci lascia apprezzare un paesaggio diverso. Adesso possiamo scoprire le montagne con colori differenti. Il cielo grigio si è trasformato in una bella sfumatura da blu a viola. Nonostante la piena notte la luna affascina questo bellissimo paesaggio. Ad un momento arriviamo davanti un lago di nuvole. Il clima è fantastico.
La discesa cominciata, le battaglie e placcaggi nella neve possono allora iniziare.
Finalmente, ritroviamo la strada che ci porta fino alle macchine. Arriviamo stanchi e bagnati, ma senza rammarico di aver mancato San Remo per avere vissuto questa bellissima passeggiata che ci rimarrà in testa.
« Passegiata sulla neve con la luna piena » il nome di questa serata sembrava già promettente . Ritroviamo gli amici della cooperativa CEMEA Veneto ai quali si aggiungono altri amici.
Le macchine salgono le montagne e si fermano per permettere al gruppo di ritrovarci.
La passeggiata comincia allora con un riscaldamento di quasi due chilometri, tempo necessario per rendersi conto che eravamo sul cammino sbagliato. (Quelli che non fanno niente non sbagliano mai!). Finalmente, ritroviamo il cammino nevoso che ci permette di iniziare la salita. Comincia allora un gioco di ombre tra luna e nuvole, il paesaggio è vago con sfumature di grigio. Il bianco della neve ci permette di distinguere il confine tra il cielo e le montagne. Dopo un po', gli occhi si adattano a vedere senza luce. Però, ogni tanto, incontriamo gruppi di persone scintillanti di piccole luci.
L'aria è fresca ma con lo sforzo della salita stiamo bene. Nonostante quel bellissimo scenario misterioso non vediamo l'ora di arrivare al rifugio. Una volta arrivati in cima, scopriamo tutta un'altra dinamica ed energia. C'è gente da per tutto che ristora (gli « habitués » dirano che c'è poca gente rispetto a un giorno di luna piena.). Famiglie o amici tutti sembrano felici.
Prendiamo un panino con salsiccia, cavolo, un pezzo di strudel e un bombardino. Il bombardino nasconde bene il suo gioco : sembra un caffè giallo alla vaniglia con la dolcezza della panna sopra. Ma non facciamoci illusioni, è sufficiente mettere il cucchiaio al fondo della tazza per capire il nome.
Finalmente, lasciamo questo luogo di pace e di luce per iniziare la discesa. Quel tempo di pausa ha permesso alla luna di trovare tutta la sua magnificenza facendo sparire tutte le nuvole. L'atmosfera è allora diversa e ci lascia apprezzare un paesaggio diverso. Adesso possiamo scoprire le montagne con colori differenti. Il cielo grigio si è trasformato in una bella sfumatura da blu a viola. Nonostante la piena notte la luna affascina questo bellissimo paesaggio. Ad un momento arriviamo davanti un lago di nuvole. Il clima è fantastico.
La discesa cominciata, le battaglie e placcaggi nella neve possono allora iniziare.
Finalmente, ritroviamo la strada che ci porta fino alle macchine. Arriviamo stanchi e bagnati, ma senza rammarico di aver mancato San Remo per avere vissuto questa bellissima passeggiata che ci rimarrà in testa.